SONUM preamplificatore/DI modulare in formato API500
articolo di Mario Fabiani
Prima di parlare del Sonum H2O devo fare una premessa:
Un anno fa è venuto a trovarmi in studio l’Ing. Francesco Ferraro Caruso per farmi provare un preamplificatore microfonico da lui progettato, un appuntamento che ho accettato senza la reale intenzione di fare acquisti, poichè nel mio studio “credevo” di avere tutto l’hi-tech necessario allo scopo. Francesco si rivela una persona simpatica e gentile, e mentre mi spiega il progetto, velocemente collego un microfono all’apparecchio, un normalissimo Shure Beta 58, e inserisco il pre in jackiera.
Al mio primo: “sa-sa-pro-prova..” rimango allibito, pensando di aver alzato un po’ troppo il gain, e per conferma collego in parallelo tutto quello che ho in studio. Faccio le comparazioni con i miei pre Neve, con l’ISA Focusrite, con il mixer Soundcraft e alcuni TL Audio e …un po’ mi arrabbio, dentro di me penso: possibile che questo aggeggio suoni meglio di tutto quello che ho? Oppure mi sono rimbambito e devo cambiare mestiere?
“Spippolo” per un’altra decina di minuti e alla fine, sempre più scocciato chiedo: “Ma che c’hai messo dentro questo coso?”
Francesco mi spiega che non è un pre a “trasformatore” ma con transistor mosfet selezionati, resistenze a bassa tolleranza, condensatori in film di poliestere metallizzato, insomma, il trucco sta solamente nella ricerca della qualità per ottenere un prodotto “neutro”.
Prima di lasciarlo continuare nella spiegazione chiedo chi li produce, e lui risponde:
“li progetto e li realizzo io, personalmente… “
…rimango nuovamente allibito, e capisco subito che mi trovo davanti ad un “artigiano dell’elettronica” che …non si rende conto di essere un Genio!
Prendo il telefono e chiamo euforico un amico: Miriano Marraghini, il mio consulente per l’audio professionale, (non solo il mio, Marraghini è il guru di tutti i più grandi studi di registrazione e artisti italiani).
Al telefono dico a Miriano che davanti a me c’è un simpatico ingegnere… che ha costruito una “cosa” eccezionale, e che deve conoscerlo subito.
Nei giorni successivi si sono incontrati ed è nata subito una collaborazione; bravura ed esperienza si sono unite, e dopo un anno di lavoro e di continui miglioramenti è nato: SONUM H2O.
I miglioramenti non si sono limitati a farlo diventare uno “standard API 500”, ma ogni elemento è stato selezionato, solo componenti “matchati” che hanno aumentato ancora la qualità già altissima.
Invece di dilungarmi sulle caratteristiche tecniche, (che invece si possono leggere su www.sonum.it ) preferisco raccontare la mia esperienza, perchè dopo aver testato i primi SONUM”beta”, ne ho subito acquistati 2… e sono già diventati “insostituibili” per la maggior parte delle mie registrazioni.
La prima volta che in studio ho avuto una coppia di Sonum è stato per fare un test con il
M° Giorgio Albiani, chitarrista di fama internazionale, al quale ho posizionato un solo Neumann U87 sul suo strumento, semplicemente a 40 cm orientato verso la buca della tavola, ed essendo in quei giorni senza jackera e mixer (stavo cablando in quei giorni il mio nuovo Soundcraft 3200) ho preso 4 cavi bilanciati e li ho “saldati” tutti insieme, sistema artigianale… ma ormai erano già arrivati tutti in studio e non avevo altro tempo.
Ho collegato i cavi sul Sounum, sull’Universal Audio, sull’ISA430 e un TL Audio, faccio un livello in un mondo ancora più spartano (mando un 1000hz a tutti per avere lo stesso livello di gain) e… appena il M° Albiani inizia a suonare, dalle mie Genelec esce un suono che.. con le parole non riesco ad esprimere.. ma ci provo: Aperto, definito in modo eccezionale, e soprattutto con una dinamica che gli altri pre collegati non riescono a raggiungere. La chitarra classica è uno strumento delicato, perchè non ha molta emissione, le armoniche della tavola di legno spesso non vengono valorizzate, ma con il Sonum il suono è già pronto, così com’è. Gli ospiti in studio meravigliosamente sorpresi mi chiedono se.. ho truccato con i volumi e l’eq, ed io.. mi metto a ridere ma spiego che è tutto merito del lavoro della coppia Caruso/Marraghini.
Nei giorni successivi mi viene lasciata una coppia di Sonum che utilizzo per i miei lavori personali, e registro il cd “A la maniére de….” con il M° Vavolo famoso pianista classico, e microfono il mio pianoforte Kawai semplicemente con 2 Neumann, senza equalizzare e stando attento solo alla correlazione di fase. Il risultato per me è stato ancora una volta sorprendente, perchè la dinamica del mio piano a coda (che non è certamente un Fazioli) è aumentata enormemente, e un suono così aperto senza aggiungere altri microfoni ambientali… non l’ho mai avuto. Riascoltando le registrazioni adesso, ritengo di avere addirittura sbagliato la distanza dei microfoni, perchè con dei pre così ampi, sia di banda passante che di dinamica, avrei dovuto allontanarli dal piano per ottenere un suono ancora più bello.
Continuano le mie prove, e adesso ho capito che se voglio un suono assolutamente “perfetto” devo accendere i miei nuovi Sonum ma… nei giorni successivi c’è una domanda che mi incuriosisce: ma questi pre come funzionano “sotto pressione”?
Cioè se io li voglio mandare in distorsione.. che succede? Con i Neve e i Focusrite a trasformatore di ingresso lo so… appena il trasformatore satura il suono è a volte più bello, distorto ma.. bello, cioè una voce lievemente satura (preferibilmente nel pop/rock è chiaro) diventa…più interessante. La chitarra elettrica, il basso, spesso hanno le stesse esigenze, insomma con l’avvento della tecnologia digitale, un po’ di “sporcizia” ci vuole, per dare un anima a suoni …”troppo perfetti” (i puristi dell’audio non saranno d’accordo ma… noi produttori non siamo sempre..dei puristi).
E con il Sonum in overload?
Bene, dovendo arrangiare un brano per il disco di una nuova artista che sto producendo (per la cronaca il nuovo cd di Flavia Marrali, rock italiano semplicemente con basso/chit/batteria) microfono la batteria con alla cassa/rullante i due Sonum (quanto ne vorrei avere una ..decina…) e mentre il batterista si riscalda, io tiro su i gain in “Overload pieno”, in modo quasi irresponsabile…
Il risultato? Una pacca fuori dal mondo. Esagerato… molto molto bello, talmente ROCK che non riesco a credere che i Sonum non abbiano un trasformatore d’ingresso. Poi continuo l’arrangiamento dovendo suonare solo due chitarre, scelgo una Les Paul e una Strato.
Metto un normale sm57 davanti ad una cassa Marshall (piccola con un solo cono) cablo il mic sul pre Sonum e alzo il gain quasi fino a volerlo guastare. Mai avuto un suono più bello.. eppure ne ho di cose in studio, ma la definizione sui bassi di una chitarra elettrica così su un suono distorto, mi ha lasciato felicemente sorpreso. Ho addirittura risolto la mia storica avversione al suono povero di bassi della Fender Strato, anche nei Clean oggi “ho definitivamente” risolto tutti i miei problemi. Stessa cosa con il basso elettrico, inserisco il cavo direttamente nel comodissimo ingresso frontale del Sonum e lo setto su INSTRUMENT, poi … rialzo il volume “sconsideratamente” e inizio a suonare..
Probabilmente il mio comportamento “professionalmente scorretto” con i Sonum, non ha prodotto un suono tipicamente “vintage” ma, chi ha sentito il pre-mix del disco ha avuto un solo commento: “MA COME HAI FATTO AD OTTENERE UN SUONO COSI’ POTENTE CON SOLO UN BASSO UNA CHITARRA E UNA BATTERIA?”
E’ vero che i bellissimi dischi degli anni 70 sono tutti così, ma io alla chitarra non sono certo Jimmy Page o Ritchie Blackmore…(magari).
Continuando la mia cronaca sempre sulla stessa canzone, ed essendo così soddisfatto che decido di presentarla alle vicine selezioni di Sanremo/giovani 2012, chiamo Flavia per cantarlo e le chiedo di riscaldarsi la voce davanti a tutti i miei microfoni (sembrava un’intervista della CNN… eh eh) collegati a tutti i pre disponibili.
Per la cronaca, preampli Sonum, Neve 1073, Focusrite ISA 430 MKII, TL AUDIO, Soundcraft 3200, Avalon Design. Poi i microfoni AKG TUBE C12, Neumann U87, Neumann TLM103, Neuman U67, AKGC3000, Audiotechica 4040.
La pazienza di Flavia Marrali durante le prove è stata ripagata, perchè l’accoppiata Neumann U87 + Sonum, è stata quella che tutti i presenti alla session hanno preferito, quella che ha resistito alle dinamiche estreme della potente voce di Flavia senza mai andare in distorsione, e mantentendo una profondità sulle frequenze basse superiore alle registrazioni fatte con i pre trasformatori di ingresso o valvolari.
Potrei proseguire con molti altri esempi, perchè adesso le registrazioni fatte con i Sonum sono veramente tante, abbiamo registrato Marco Masini con il suo bellissimo microfono Sanken, gli archi e i fiati dell’ultimo disco di Cristina Donà con grande soddisfazione, la voce di Bugo con Enrico Ruggeri per il nuovo cd… insomma la mia conclusione è questa:
“devo ordinare a Miriano Marraghini una nuova coppia di Sonum, perchè ormai non ne posso più fare a meno…”