Quando Dydo mi ha chiesto se Flavia Marrali, artista della mia etichetta ISI Produzioni, era disponibile per fare un “featuring” con lui,  sono stato felicissimo, perchè ho capito subito che si trattava di un bellissimo gesto di stima. Dydo è prima di tutto un “cantautore”, moderno e attuale, usa anche il rap come stile  ma non come unica priorità. Dydo fa parte di quella nuova leva di artisti,  che hanno un linguaggio al passo con i tempi, ma non hanno niente da invidiare agli illustri cantautori del passato. Sono veramente orgoglioso di aver anche suonato nel suo brano LETTERA AL PAPA.
Mario Fabiani
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È stata un’esperienza importante lavorare con Dydo ,e sinceramente sono anche contentissima di far parte della sua prima uscita del disco come solista. In questo stupendo romanzo Dydo scrive da poeta e legge il pensiero di chi non ha parole e il coraggio di raccontare .
Quando mi ha chiesto di fare il “featuring” insieme a lui del brano LETTERA AL PAPA , non c’ho pensato un secondo, conoscevo il suo talento artistico, e ascoltando il provino di lettera al Papa mi sono emozionata.
Non ho fatto altro che leggere le sue rime e renderle mie, fiera di raccontarvi ciò che scrive .

A Dydo  grazie.
Flavia Marrali

Il componente degli Huga Flame presenta un album da solista che porta lo stesso titolo del suo primo libro

di Matteo Politanò  www.panorama.it

Esce oggi “Schiavo dei sogni”, primo disco ufficiale da solista di Dydo, membro degli Huga Flame, gruppo hip hop che nel 2011 ha ottenuto il disco di platino digitale con l’album “La città dei sogni perduti è piena di bastardi”. Il nuovo lavoro di Dydo, un disco riflessivo che vede come protagonisti sogni e tematiche introspettive, è un tributo alla scrittura. In contemporanea con l’album, fuori per la neonata label HanoRecord, esce infatti anche l’omonimo romanzo: cinque racconti che vedono nei brani del disco una colonna sonora pensata ad hoc. Da oggi “Schiavo dei sogni” sarà in vendita su Itunes e sui maggiori digital stores al prezzo promozionale di 4,99 euro, .

Come nasce l’album Schiavo dei sogni?

Nasce prima il romanzo, che ho iniziato a scrivere dopo l’ultimo disco degli Huga Flame. Già pubblicavo degli audioracconti che i fan apprezzavano e in tanti mi chiedevano perché non provassi a scrivere un romanzo. Ho iniziato a lavorarci e mentre scrivevo mi ispiravo per dei brani correlati quindi in poco tempo il progetto è diventato un disco parallelo che parla delle varie sfaccettature dei sogni con un filo logico comune.

Dydo (Huga Flame) feat. Flavia Marrali – Lettera Al Papa (Street Video)

 

Perché la scelta del titolo?

All’interno del disco non c’è un pezzo che si chiama così ma potrei citare una rima: “Siamo tutti schiavi dei sogni ma se il sogno è la libertà libera tutti gli schiavi che ha”. Mi piaceva questo concetto di libertà legato ai sogni. Il romanzo parla di quattro storie mentre la quinta chiama in causa proprio il lettore. In un momento in cui il panorama hip hop comunica anche molta negatività io volevo dare un po’ di speranza in un momento di crisi economica che non deve però corrispondere anche ad una crisi di idee. Mi piace il concetto che se la gente non si avvicina ai sogni bisogna cercare di avvicinare i sogni alla gente.

In uno dei brani “Lettera al Papa” ti rivolgi a Benedetto XVI, come nasce questo pezzo?

In realtà fa parte di un filone ideale perché anche nei precedenti dischi con gli Huga Flame ho fatto riferimenti alla Chiesa cercando un minimo di provocazione. Ho un concetto molto personale di spiritualità e mi sembra che le religioni ingabbino questo mio pensare. Lettera al papa nasce perché mi sono sempre fatto mille domande che naturalmente non possono avere risposte. Questa volta quindi più che una provocazione il brano contiene una serie di interrogativi a cui cerco una risposta per soddisfare i miei quesiti sulla fede, parlando di Chiesa e vaticano. La coincidenza con le dimissioni del Papa è stata però casuale: ero in macchina con il mio manager e abbiamo sentito per radio che Ratzinger si sarebbe dimesso proprio nel giorno di uscita del mio disco, oggi.

Come hai scelto le collaborazioni all’interno del disco?

Sono tutti personaggi che stimo ed è un po’ il concetto che abbiamo sempre avuto anche con gli Huga Flame. Credo che le collaborazioni debbano nascere da un bel rapporto, in questo primo viaggio da solista volevo lavorare senza pressioni con gente che conoscevo bene. Anche perché il disco doveva nascere come un mixtape ma poi si è evoluto come progetto più ampio e complesso, volevo andare sul sicuro.

Fai parte degli Huga Flame, un gruppo che è arrivato anche al disco di platino digitale. Perché hai scelto di seguire l’esperienza da solista?

In realtà è stata una scelta abbastanza casuale. Dopo l’ultimo disco Huga, io che sono iperattivo volevo valorizzare ulteriormente la mia passione per la scrittura. Io sono anche autore per un sacco di artisti che c’entrano anche poco con il rap, nella mia vita ho sempre scritto tanto. Io volevo pubblicare questo romanzo, non c’è stata una programmazione, una cosa ha tirato l’altra.

Ci saranno altri prodotti con gli Hugaflame?

Sicuramente! Gli Huga non si stanno sciogliendo, io e Livio siamo amici più che mai e stiamo lavorando ad un nuovo disco.

il disco esce per la neonata casa discografica HanoRecord, puoi parlarci di questo progetto?

In realtà con Ze e Carlito, che gestiscono il portale più visitato d’Italia sulla musica hip hop Hano.it, ci conosciamo da una decina d’anni. C’è sempre stata una stima reciproca e appena il disco ha preso forma abbiamo parlato di questa possibilità. Da loro parte c’è stata la disponibilità di produrre e promuovere il disco. Loro volevano mettere in piedi un’etichetta e ci siamo trovati subito bene, io li conosco molto bene e sapevo di andare sul sicuro.

La ricerca musicale nei tuoi brani non si limita unicamente al genere hip hop, quali sono le tue influenze?

Ultimamente spazio molto, cerco di far si che il suono segua un po’ le parole, soprattutto in questo progetto da solista. Mi piacciono molto le parti orchestrali, in questo disco ho sperimentato molto. “Lettera al Papa” è molto crossover dove io suono anche la batteria, cosa che io non avevo mai fatto. In realtà sono molto legato al suono hip hop perché ascolto questo genere da 15 16 anni ma volevo spingermi anche un po’ oltre perché mi piace avvicinarmi e capire i generi nuovi mischiandoli alle mie basi di partenza.

Come valuti il momento attuale del movimento hip hop italiano?

Io credo che in questo momento l’hip hop goda di ottima salute perché finalmente si comincia a raccogliere i giusti crediti. Dopo anni dove non era neanche accreditato come genere musicale ora le radio e i media, che dopo l’avvento del web hanno meno potere, si sono interessate a questa realtà dandogli tantissimo spazio. I risultati sono ottimi anche in classifica, li vedo anche come passaggi naturali. Si fanno polemiche sul rap ad Amici di Maria De Filippi ma credo sia una successione naturale. Più il genere diventa mainstream più è normale che ci sia visibilità. Mi dispiace che la gente veda sempre tutto in modo negativo. Perché se mille persone si avvicinano al genere rap è probabile che di queste almeno un centinaio possano addentrarsi nella scena underground, curiosando e portando nuovo seguito al movimento.

 




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