Impostazione e tecnica vocale

Cantare significa utilizzare alcune parti del nostro corpo:

clicca per ingrandire la foto CORDE VOCALI:
Corde.jpg
* le corde vocali innanzitutto,
dalle loro vibrazioni esce all’esterno del nostro corpo la voce, tramite il rimbalzo di esse nelle CASSE DI RISONANZA. (Se guardiamo bene la foto successiva, possiamo notare che la testa ha tantissime cavità, è quindi una naturale cassa di risonanza, che amplifica le corde vocali, come la cassa di una chitarra o di un violino che amplifica il suono delle sue corde)

clicca per ingrandire la foto LA FARINGE:
faring.jpg
* la faringe (chiamata comunemente anche GOLA) è un muscolo a forma di canale che deformandosi, in lungo e/o in largo, ha la capacita di modificare gli effetti della risonanza del suono nella testa;

Clicca per ingrandire:
diafr.jpg
* i polmoni (sono il serbatoio per l’aria che utilizziamo per far vibrare le corde vocali);

Clicca per ingrandire IL DIAFRAMMA:
diaf1.jpg
* il diaframma (è un muscolo a forma di cupola, sottile e flessibile, che separa il torace dall’addome, dalla sua cooperazione con i polmoni e i muscoli addominali nasce la colonna d’aria destinata a trasformarsi in suono con le vibrazioni delle corde vocali);
* i muscoli addominali (aiutano il diaframma a comprimere i polmoni e a far uscire la colonna d’aria);
* i muscoli del collo e delle spalle (per una corretta postura durante l’esecuzione di una canzone).
E’ fondamentale che questi muscoli non siano irrigiditi e in tensione, poiché ciò può compromettere la corretta emissione dell’aria e dell’energia. Evitare quindi di “pompare” l’aria e quindi di darsi la spinta per cantare, tirando su le spalle, perché ciò può solo creare maggiore fatica per l’esecuzione del brano. Come ben si può notare immediatamente, per cantare in modo corretto bisogna sollecitare alcune parti del nostro corpo. Molto spesso, ignorando queste cose, si pone molta attenzione nell’allenare correttamente i nostri muscoli quando si va in palestra (quante volte il vostro allenatore vi ha detto che i movimenti devono essere fatti in modo corretto altrimenti i muscoli verranno sollecitati in modo errato e si otterrà più che un beneficio un vero e proprio danno fisico) e molta meno attenzione viene posta su quelle nostre altre parti del fisico che utilizziamo per cantare, non sapendo o dimenticandoci che anche in questo caso potremmo fare dei danni al nostro fisico, proprio come quando facciamo un allenamento sbagliato in palestra.

Un errato utilizzo delle corde vocali può causare infiammazioni con conseguenti abbassamenti di voce, se l’erroneo utilizzo persiste si può arrivare a causare cisti e noduli sulle nostre corde vocali, e a quel punto avremmo fatto davvero un bel guaio.

Un buon esempio si può fare con i chitarristi e le corde della loro chitarra. Sbalzi di temperatura, umidità, locali dove si fuma, rendono meno brillante il suono delle corde che poi vanno sostituite. Quindi è giusto avere le stesse attenzioni anche per le nostre corde vocali che… purtroppo non possono essere sostituite come quelle di una chitarra.

Quindi, se abbiamo intenzione di cantare in modo serio, è necessario impostare il nostro fisico che va protetto e allenato ogni giorno per rinforzarlo, raggiungendo così soddisfazioni sempre più grandi nel cantare.

Tutto questo non vale solo per i cantanti, ma anche chi usa il parlato per professione (doppiatori, attori, speaker, conferenzieri, insegnanti, venditori ecc. ecc) , e per chi vuole comunque parlare correttamente (sempre più persone oggigiorno si rivolgono per questo al medico – logopedista).

Inutile poi soffermarci più di tanto sulla dizione. Bisogna impararla. Assolutamente. A meno che non vogliamo cantare intenzionalmente canzoni dialettali, ma senza accanimento. Molti artisti devono molto al loro difetto di pronuncia, pensate alla “esse” di Jovanotti, oppure alla “e” troppo chiusa di Vasco Rossi, è giusto perfezionarsi ma rimanendo con la propria personalità.

Per cantare bene occorre acquisire una tecnica. Chiaramente ogni genere musicale ha una sua specifica tecnica, quindi è improbabile che un insegnante di canto lirico possa insegnare canto leggero e viceversa, ma.. succede spesso. Ogni insegnante dovrebbe limitarsi al suo specifico campo, a meno che non si parli dei fondamentali del canto (la respirazione e la dizione, la postura). Insegnare significa anche seguire un programma specifico, applicare sugli allievi un metodo collaudato. Un’insegnante non può essere solo una buona cantante, potrebbe cercare di trasmettere agli allievi il proprio modo di cantare e questo non è corretto.

Con una buona impostazione della voce e con la tecnica al nostro servizio, aumentiamo l’estensione vocale (saremo cioè in grado di cantare note più basse e note più alte di quanto non avessimo mai creduto).

Con la tecnica riusciamo a vestire bene il nostro timbro vocale e metterlo al servizio di una riuscita esecuzione canora, modificando la risonanza del suono della nostra voce nella nostra testa (la testa è una naturale cassa di risonanza. La sua conformazione può cambiare il suono. Per fortuna grazie all’utilizzo consapevole della faringe possiamo variare la risonanza del suono nella nostra testa).

Possiamo tirar fuori tutte le sfumature che la nostra voce possiede e utilizzarle per renderla più accattivante, soprattutto, possiamo mantenere sempre la perfetta intonazione, anche sulle note più lunghe.

Con la tecnica e l’impostazione vocale possiamo cantare a lungo, evitare che la voce si abbassi e sostenere più serate con un ritmo più serrato. Insomma i vantaggi sono veramente tanti.

Per cantare bene bisogna anche conoscere perfettamente i nostri limiti, che con la tecnica possono sorprendentemente spostarsi verso l’alto, però, bisogna comunque conoscerli per evitare inutili e dannosi tentativi impossibili per le nostre caratteristiche fisiche. Appurato questo occorre studiare ogni modo per rendere sempre più bella la voce che possediamo utilizzando ogni risorsa, anche la più nascosta che comunque possediamo.

Molto Importante è NON IMITARE. Se vogliamo essere sosia di qualcuno ok ! Ma altrimenti imitare può essere molto deleterio. Alcune forzature di stile possono essere caratteristiche adatte per un certo cantante, ma potrebbero non esserlo per voi. Ed una forzatura potrebbe anche essere interpretata come un errore.

Per essere buoni cantanti bisogna conoscere almeno i rudimenti della musica. Conoscere gli accordi è importantissimo e fondamentale per un professionista. Come minimo ci fa parlare la stessa lingua dei musicisti del nostro gruppo (quante volte si vedono i musicisti fare discorsi tra loro, dai quali il cantante rimane fuori perché non conosce la musica e non capisce quello si sta per suonare… umiliante vero?).

Il cantante poi dovrebbe conoscere la tecnica microfonica. Il suono cambia in base alla distanza e tanti altri paramentri. In studio ad esempio, la tecnica microfonica è importantissima, basta cambiare “asse” davanti al microfono e il timbro può avere variazioni incredibili, ma non bisogna affidarsi al caso o solo “all’orecchio”, l’esperienza e i consigli di un buon insegnante saranno utilissimi.

Ricordate infine che un buon cantante all’occorrenza può anche trasformarsi in corista ed un corista deve avere una preparazione che paradossalmente il cantante potrebbe anche non avere, quindi se vi offrono di fare una esperienza in uno studio di registrazione per realizzare dei cori non esitate, andateci subito, sarà una grande lezione. La stessa cosa per il live, fare un tour come corista aiuterà ad essere più precisi, più attenti all’intonazione, ad avere una visione più di “insieme” della musica. Un cantante durante una esibizione non deve pensare solo a se stesso. Tra i migliori cantanti, prima coristi e poi big della canzone, cito il grande Alex Baroni per anni nel coro di Sanremo, oppure ricordo anni fa al Festival di Napoli su Rete4 di aver avuto in orchestra Mario Biondi, bravissimo come corista ed oggi eccezionale cantante swing e jazz.

LA RESPIRAZIONE
Per cominciare a respirare correttamente immettiamo nei polmoni una gran quantità di aria facendo attenzione a non gonfiare la cassa toracica e senza alzare le spalle. Spingiamo invece l’aria ispirata verso la pancia percependo la sensazione di avere un palloncino che si gonfia nel nostro addome (in questo modo stiamo convogliando l’aria inspirata anche nella parte bassa dei polmoni costringendo il diaframma a spostarsi verso il basso sotto la spinta dei polmoni). Una corretta respirazione deve essere effettuata con tutto il polmone. Molto spesso invece al giorno d’oggi si utilizza solo una parte dei polmoni. Quella alta. Lasciando quindi inutilizzata la parte più bassa dei polmoni. Riducendo così la ventilazione e gli effetti benefici della respirazione che sono in primis, come universalmente risaputo, l’ossigenazione del sangue e quindi di tutto il nostro corpo. Purtroppo la frenetica vita quotidiana e lo stress di cui un pò tutti siamo le vittime inducono una respirazione scorretta, appunto quella che utilizza prevalentemente la parte alta dei polmoni. La respirazione più naturale e quella che prevede l’utilizzo di tutto il polmone. Ce ne accorgiamo perchè a gonfiarsi non è il torace bensì l’addome. Per cui se vogliamo raccogliere indizi utili su come si effettua una corretta respirazione osserviamo i bambini più piccoli. Loro non sono ancora diventate vittime dello stress e la loro respirazione è quella che noi abbiamo perduto da tempo e dobbiamo quindi imparare di nuovo.

Quando i polmoni si riempiono completamente acquistano un volume maggiore e quindi vanno ad occupare un pò dello spazio solitamente riservato alla viscere per cui abbiamo come effetto un rigonfiamento dell’addome che si porta in avanti, le costole inferiori si aprono lateralmente sotto la spinta dell’aria contenuta nella zona bassa dei polmoni e anche il diaframma si abbassa e su di lui viene esercitata una forza proporzionale alla quantità di aria immagazzinata. Utilizzando una frase un pò colorita possiamo dire che i polmoni si sono andati a trovare un pò di spazio sgomitando a destra e sinistra sulla gabbia toracica, e in basso sulle viscere attraverso il diaframma e i muscoli addominali.

Quindi tratteniamo l’aria per qualche secondo e poi cominciamo a svuotare i polmoni emettendo il suono della vocale “O” (attenzione alla posizione della bocca esageriamo il movimento facendo assumere alla nostra bocca una posizione il più possibile tondeggiante).

Quando decidiamo di espirare dobbiamo mantenere ben tonici i muscoli addominali onde fornire la giusta pressione sul diaframma e regolare quindi l’emissione dell’aria così come noi vogliamo mantenendo così costante e prolungato nel tempo lo svuotamento dei polmoni. Il flusso di aria emessa dovrebbe essere il più possibile costante. Eventuali tremoli si ripercuoteranno anche sulla stabilità della nota quando andremo a cantare. Un vecchio trucco per vedere se stiamo facendo bene ed esercitarci è quello di emettere l’aria sulla fiammella di una candela. Se il flusso sarà costante, come deve essere, la fiammella sarà sempre piegata con una inclinazione sempre uguale. Se si alza e si abbassa in continuazione il nostri flusso di aria non è costante.

Facciamo questi movimenti LENTAMENTE, non abbiate assolutamente fretta né di inspirare né di espirare. Tra l’altro questo tipo di respirazione contribuisce anche a rilassarci quindi sfruttiamo bene il tempo che abbiamo deciso di impiegare per questo esercizio. Sono molte le discipline che dedicano mola attenzione alla respirazione diaframmatica e la utilizzano per trovare una migliore sintonia con il proprio corpo. Ad esempio le arti marziali, gli sport dove si esige concentrazione e precisione (tiro con l’arco, pistola, fucile ecc.) il trainig autogeno ecc. ecc.

Imparata la respirazione, che dovremmo cercare di applicare in ogni momento della nostra giornata (ricordandoci sempre che quella appena descritta è la respirazione più naturale) cerchiamo di imparare la giusta postura del nostro corpo quando intendiamo cantare.

IMPORTANTE, per verificare se la vostra respirazione diaframmatica è corretta, mettetevi davanti ad un grande specchio e fate un bel respirone. Se nell’inspirare le spalle si alzano, allora la vostra respirazione va rivista. Se invece, sempre facendo un bel respiro, le spalle rimangono immobili e l’aria inspirata vi va a gonfiare l’addome, (questo accade perchè a gonfiarsi sono la parte bassa dei polmoni) allora va tutto bene, la vostra respirazione diaframmatica è corretta. Ora si tratta solo di applicarla al canto!!

LA POSTURA NEL CANTO
La nostra posizione deve essere sicura e rilassata nello stesso tempo.
Teniamo quindi le gambe leggermente divaricate (affinchè il nostro equilibrio non sia precario) le ginocchia debbono essere leggermente flesse (per non mandare il bacino e tutto il corpo all’indietro) e mantenute elastiche. Del resto come è risaputo una base larga e stabile è il miglior inizio per qualsiasi cosa si vorrà fare al di sopra di quella base!!!! Cerchiamo di spostare il peso del corpo in avanti sbilanciandoci leggermente sulle punte, questo contribuirà a farci sentire un pò più rilassati. Se al contrario indirizziamo il nostro peso sui talloni sbilanciandoci leggermente all’indietro, dovreste avvertire una sensazione di rigidità che si estende anche alla zona delle spalle e del collo, per l’appunto quelle zone del corpo che invece dobbiamo mantenere rilassati.

La parte superiore del corpo va tenuta ben rilassata (tronco, spalle, collo) in questo modo anche la gola risulterà rilassata e la colonna d’aria proveniente dai polmoni farà vibrare solo le corde vocali senza alcuna influenza dovuta alle contrazioni muscolari. Immaginatevi di dover fornire al percorso dell’aria una strada armoniosa e fluida senza intoppi e restringimenti.

Da notare che questa postura deve risultarci estremamente rilassante, se ci sentiamo tesi evidentemente stiamo sbagliando qualcosa. Pensate che anche chi pratica lo sport del tiro di precisione con la pistola assume una posizione molto simile a questa che gli permette di prendere la mira comodamente, senza fretta e senza muovere le spalle.

E’ necessario soffermarsi anche sull’articolazione della bocca (detta anche maschera facciale). Articolare bene le vocali, aprendo bene la bocca e esasperando i movimenti, facilità anche l’uscita del suono dalla testa, soprattutto dei suoni più alti. Per cui più si cantano note alte più si dovrà badare che la nostra bocca sia ben aperta e con un espressione sorridente. Non sottovalutiamo l’importanza della posizione della bocca, infatti per noi la bocca è l’unica via d’uscita del suono dopo aver risuonato nel nostro corpo, sarebbe come sottovalutare i fori delle casse acustiche, frutto di accurate ricerche progettuali tendenti ad esaltare la resa acustica dei diffusori. Per cui, in questo caso, cerchiamo di essere buoni progettisti della nostra cassa acustica naturale: il nostro corpo e la nostra bocca.

ALCUNE PRECISAZIONI:

Questa precisazione forse potrà fare inorridire le persone più preparate, ma purtroppo tante persone fanno confusione tra questi termini, importantissimi per essere meglio compresi quando vogliamo far capire alcune caratteristiche della nostra voce.

VOLUME o intensità. Qui non ci dovrebbero essere dubbi. Il volume di una voce può essere forte oppure piano. Chiaramente con tutte le gradazioni del caso. Nel canto si può variare e mantenere l’intensità della voce con un delicato gioco di compensazioni tra tecnica vocale, forza fisica e indole personale. Ricordate però che è’ un errore concentrare gli sforzi sul potenziamento del volume attraverso il fiato, perchè può portare a un logoramento dell’organo vocale, in più, rischia di essere inefficace, quando non fastidioso. L’intensità del suono va utilizzata e dosata in funzione dell’espressività e non come valore in se. E tenete sempre presente che alto volume non significa alta qualità.

TONALITA’ a questo punto qualcuno potrebbe far confusione e confondere la tonalità con il timbro. Per tonalità s’intende l’altezza di una voce vedi riquadri in basso . Infatti una delle caratteristiche del suono e della voce è l’altezza, che viene determinata in base al numero delle vibrazioni delle corde vocali. L’orecchio umano è in grado di percepire suoni con un numero di vibrazioni comprese tra le 20 e le 20.000 al secondo. A minori vibrazioni corrisponde un suono più grave, mentre quanto più cresce la frequenza delle vibrazioni tanto più si otterranno note alte o acute. L’intero spettro della voce umana, maschile e femminile, è compreso tra le circa 90 vibrazioni dei bassi, cioè i cantanti che possiedono la voce più grave, e le 1.500 vibrazioni al secondo dei soprani, le voci più acute. Vari sono i movimenti che le corde vocali compiono per produrre un suono di un’altezza prefissata avvicinarsi, vibrare rimanendo in costante tensione e opporre al passaggio dell’aria la resistenza necessaria a mantenere la corretta intonazione. Esse inoltre si allungano e si ispessiscono in funzione della differente altezza che si vuol dare al suono. Per capire meglio il concetto potete osservare la tastiera del manico di una chitarra: più si sale d’intonazione più la porzione di corde che vibra diventa corta e rigida. Lo stesso accade per la voce: più si avventura su note alte, più la laringe si sposta verso l’alto, la gola è maggiormente sollecitata, lo spazio di diffusione delle frequenze e quello di vibrazione delle corde diminuiscono e il cantante ha maggior difficoltà a controllare l’intonazione della voce.

TIMBRO spesso definito anche pasta è una caratteristica della voce che non può essere cambiata se non in minima parte. Il timbro è diverso da individuo a individuo (pensate alle indagini della Polizia dove si risale all’identità di una persona solo dal timbro della voce) anche a parità di tonalità o altezza e di volume o intensità. Pensate al particolare timbro della voce di Stevie Wonder o di Freddy Mercury. Le parti anatomiche interessate al canto possono produrre diversi tipi di onde sonore. Per semplificare li dividiamo in 3 grandi gruppi, corrispondenti a 3 sonorità differenti. Il 1° tipo è simile all’onda sonora che puo’ produrre un diapason, lo strumento che viene usato per accordare gli strumenti. Molto lineare, è detto suono puro. Il 2°, pur essendo composto rimane regolare, si ripete graficamente in modo costante e si propaga nell’aria; viene percepito come un suono gradevole. Il 3° è un disordinato insieme di onde accavallate, molto irregolari, che da luogo a quello che normalmente viene chiamato rumore. La diversa combinazione di questi 3 tipi di suoni determina il timbro vocale di ciascuno di noi. Il timbro pur essendo personale e unico fin dalla nascita, può anche essere modificato, avendo però una notevole sicurezza nei propri mezzi tecnici. Insomma un bel timbro è un dono di natura, è opportuno però imparare a valorizzarlo e sfruttarlo al meglio.

Mario Fabiani




Devi essere registrato per inserire un commento.

Commenti

ISI PRODUZIONI is Spam proof, thanks to hiddy's developers