A la maniére de… MARCO VAVOLO
recensione di Pierluca Cozzani
Stupida autostrada! Stupido tempo piovoso e stupida coda al casello! Pago, infastidito dai continui aumenti, e mi dirigo al negozio di strumenti musicali, dove vergine e fresco di vernice, mi aspetta il mio nuovo subwoofer. Lo ammetto, sono un audiofilo (non è una parolaccia…)
Ritiro il ragazzo e torno a casa, orgoglioso del mio nuovo giocattolo. Collego il tutto, installo il microfono di misura e faccio una rapida calibrazione, leggo i risultati sull’analizzatore di spettro e mi do da fare per posizionarlo al meglio. Ascolto i miei brani di riferimento e aspetto che le sospensioni dell’altoparlante facciano il “rodaggio” raccomandato dal costruttore. I miei bravi monitor Adam fanno il loro dovere, regolo il filtro crossover del sub per un taglio a 75 Hertz e lascio che la musica mi distolga dalle cure del quotidiano… che bello!
Mentre ascolto, apro la mail e controllo distrattamente la posta: c’è un messaggio in arrivo. Il caro Fabiani di I.S.I. Produzioni mi manda alcuni brani da ascoltare.
“Perché no?” mi chiedo. Consapevole della professionalità del mio amico e della cura maniacale con la quale “coccola” le sue produzioni, mi accingo all’ascolto. Si tratta delle registrazioni dei brani del maestro Vavolo, delle quali il buon Mario mi chiede un parere. Automaticamente mi metto sulla difensiva: musica classica, sono troppo ignorante per giudicare!
“Sono solo uno scribacchino”… gli rispondo. “Che vuoi che ti dica?”
Ma la curiosità mi si attacca come l’edera, non ci posso far niente, è una delle mie malattie. Il maestro Vavolo ha fatto una raccolta di musiche “popolari”, melodie della canzone italiana, e io mi dico ebbé, che c’è di nuovo? Un’altra roba alla Fausto Papetti? E intanto premo il “play”, mentre scarto con voluttà un dorato Ferrero Rocher.
Pochi minuti e la magia, birbona, mi dimostra per l’ennesima volta quanto siano sbagliati i giudizi preconcetti.La musica si diffonde nell’aria, si disperde nella stanza, mi penetra nella pelle e si impossessa di me.
“Com’è possibile?” mi chiedo. “È solo il rifacimento di melodie della canzone italiana del ‘900!”
Ma mi accorgo che qualcosa non quadra. Cos’è che mi penetra dentro, cos’è che mi fa emozionare, che cavolo mi fa tornare in mente le atmosfere rarefatte di Debussy, il furore di Rachmaninov, il genio di Mozart? Perché quel pianoforte esce dalle casse e occupa la parete di fronte a me, perché l’emozione mi spinge a chiudere la porta, a versarmi un buon bicchiere, ad accomodarmi meglio sulla sedia?
Non so rispondermi, e allora lascio che la musica si risponda da sé.
“Sono un ignorante…” mi dico. E subito dopo: “E chi se ne frega? Intanto godo. Godo del tocco raffinato del maestro, dell’intimità che si crea fra le sue dita e le mie orecchie, del ruscelletto argentino che esce dal pianoforte. Mi lascio conquistare dalla dolcezza delle melodie sussurrate, suggerite…
La gatta, Senza fine, Emozioni… temi semplici e immortali, alla maniera di Scarlatti, di Liszt, di Debussy… e alzo ancora un po’ il volume, grato del lavoro che la coppia Vavolo-Fabiani ha saputo mettere su disco… e in cuor mio li ringrazio. Sono ignorante, ma so riconoscere un’emozione, quando una musica compie il miracolo di suscitarla. Questa musica ha compiuto la magia, e questa musica ha un nome e un cognome:
Marco Vavolo
A la maniére de…
Grazie.