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Con questo articolo di Pier Luca Cozzani, continua la nostra “sana” abitudine di pubblicare approfondimenti musicali e tecnici. Questa volta l’argomento è sicuramente tra i più graditi, si tratta di consigli e indicazioni per comporre la parte letteraria di una canzone. A dire il vero, nell’arte spesso le regole servono per essere infrante, ma vi consigliamo vivamente di seguire i consigli di Pier Luca Cozzani, e fermarsi un momento per analizzare “tecnicamente” questo strano mestiere, “il paroliere”. Cercate meglio di capire perchè, anche le parole come gli strumenti devono.. SUONARE!

Lo Staff di ISI

COSTRUIRE IL TESTO PER UNA CANZONE

Questo breve compendio tratterà delle informazioni basilari atte alla costruzione di un testo finalizzato alla forma canzone. Non vuole, non può, avere la pretesa di essere una completa ed esaustiva trattazione, ma solo un primo passo (se preferite un ABC) sulla strada che porta alla costruzione di un testo e, in ultima analisi, al mestiere, o arte, del paroliere.

COMINCIAMO DALL’INIZIO (E  potrebbe anche essere divertente)

All’inizio ci sta Dante, eh sì! Perdonatemi, e forse sarò breve. La forma-canzone, e parlo della canzone in lingua italiana, si basa sulla sillabazione classica, tratta dalla poesia. E la poesia ha delle regole grammaticali ben precise. Troppo spesso si pensa di essere capaci di innovare, o di sperimentare, senza avere prima studiato le basi necessarie a fare almeno il “compitino”.

Mi spiego: Facciamo finta di essere dei pittori: Credete che un pittore cubista non sappia dipingere un ritratto? Credete che uno scultore futurista non sapesse picchettare un pezzo di legno per farne una faccia? Avete già capito. Prima le fondamenta, poi il tetto.

E’ chiaro che nessuno saprà scrivere se non ha talento, ma è altrettanto vero che un talento può andare sprecato se ha la pretesa di innovare senza conoscere le basi (l’ABC) della sua arte.

CE L’HO FATTA A FARE UN’INTRODUZIONE BREVE? COMINCIAMO!

DANTE, I SONETTI E GLI ENDECASILLABI (Non abbiate paura, presto arriveremo a De Gregori!)

Prendiamo in esame questa quartina, la prima di un famoso sonetto di Dante:

Tanto gentil e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.

Questi sono endecasillabi (Undici sillabe)

tan-to-gen-til-e-tan-to-ne-sta-pa-re = Undici sillabe.

Ora, la sillabazione ce l’hanno insegnata a scuola. I più attenti avranno notato che nella mia divisione in sillabe manca una vocale. (Tan-to-ne-sta invece di tan-to-o-ne-sta) Un errore? Nooo!!!

Succede questo: che quando una parola e la successiva finiscono per vocale, le vocali si elidono (Una se ne va) Altrimenti le sillabe sarebbero state dodici e non undici, e Dante non sbagliava.

Non chiedetemi perché di tanta rottura di marroni, la grammatica Italiana non l’ho inventata io…

CHE COSA CE NE FREGA DI TUTTO QUELLO CHE HAI DETTO FINO AD ORA?

Ce ne frega, perché la sillabazione delle parole, come la rima, possiede una caratteristica sorprendente: SUONA!

Ora, l’essere umano è un animale strano: Gli piace tutto ciò che già conosce. Detesta, invece, o quantomeno ne ha paura, tutto ciò che gli è sconosciuto.

Per questo facciamo le canzoni con i ritornelli: Perché chi le ascolta (Io e voi compresi) è rassicurato da quel motivetto ripetitivo, e inconsciamente, lo riconosce come amico. In più gli entra in testa, se lo ricorda.

Per questo usiamo la magia della rima.

Perché è molto più piacevole ascoltare:

“Questa di Marinella è la storia vera

che scivolò nel fiume a primavera”

piuttosto che:

“Questa di Marinella è la storia vera

che scivolò nel fiume nero e buio

così come è più piacevole ascoltare:

Generale dietro la collina (10 sillabe o decasillabo)

ci sta la guerra crucca e assassina (10 sillabe o decasillabo)

piuttosto che

Generale dietro la collina (10 sillabe o decasillabo)

non c’è più nessuno (6 sillabe)

La magia se n’è andata. La musicalità non c’è più. E noi vogliamo fare testi adatti ad essere musicati.

RIASSUMENDO:

Bisogna imparare la metrica. Bisogna essere capaci di usare le rime. (Poi, se uno ha un colpo di genio e fa una capolavoro senza metrica e senza rime… Me lo mandi e lo ringrazierò.)

RIME, ASSONANZE E CONSONANZE

Facciamo conto che io sia particolarmente sfigato. Non trovo una rima per Amore-cuore.

Posso usare un’assonanza: (Cambio la consonante e mantengo le vocali) Amore-viole.

Oppure una consonanza Cambio le vocali e mantengo le consonanti) Amore-fare.

E me la cavo.

LA REGINA DELLE FIGURE RETORICHE: LA METAFORA.

Sentite qua:

-L’isola di fronte ha il mare alle caviglie

-Le ragazze con la luna al piede

E’ una magia: La Metafora. Chiunque sappia usare questa figura retorica, può creare immagini nuove e accattivanti. Un po’ come un chitarrista che usa una particolare distorsione per fare un suono diverso e inusuale, o un pittore che mischiando diversi stili crei una tecnica nuova.

La metafora. Dire una cosa usando parole che, teoricamente non c’entrano nulla tra di loro.

Porto l’esempio classico, da libro di grammatica:

Le spighe di grano ondeggiano al vento.

Ora, le spighe di grano mica possono ondeggiare…. non sono barche, o vele.

Però la frase suggerisce qualcosa, una immagine… Le spighe che, spinte dal vento, si flettono fino a simulare le onde del mare.

L’immagine, in forma evocativa, suggerisce perfino il colore dorato delle spighe e , perché no, una bella giornata d’estate.

La magia, l’evocazione dell’immagine, il colore, l’odore, la ragazza sdraiata tra le spighe… Non sentite l’odore? Non vi viene voglia di scrivere?

La metafora, la magia.

Parliamo degli esempi che ho riportato poche righe fa:

-L’isola di fronte ha il mare alle caviglie

Credete che un’isola possa avere le caviglie? Eppure l’immagine metaforica suggerisce l’idea della bassa marea…

Le ragazze con la luna al piede

Credete che le ragazze girino con al piede la luna? Eppurel’immagine metaforica suggerisce due cose: Che le ragazze sono prigioniere, ma che la loro palla al piede è la luna, e che è una palla poetica, piena d’amore, foriera di sogni e di avventure…

Non vi viene voglia di scrivere?

LA PRATICA

Tutto quello che ho scritto fino adesso, per gli eroi che mi hanno seguito fin qui, ha ben poco senso se non è supportato da esercizi pratici: Ne propongo solo uno. (Ricordiamoci che stiamo facendo esercizi, per i capolavori ci attrezzeremo con calma…

Prendiamo un testo conosciuto, e proviamo a riscriverlo.

Generale, dietro la collina

ci sta la notte crucca e assassina

e in mezzo al prato c’è una contadina

curva sul tramonto sembra una bambina

di cinquant’anni e di cinque figli

venuti al mondo come conigli

partiti al mondo come soldati

e non ancora tornati

Bene, abbiamo detto che sono decasillabi, tranne non ancora tornati che è un ottonario… Aggiungiamo che sono due quartine, quindi due frasi di quattro righe.

Senza avere la pretesa di scrivere dei decasillabi precisissimi, ma andandoci vicino, potremmo dire:

Alessandra, questi giorni matti

che mangiamo terra e che respiri brina

e le notti in cui vorrei staccar la spina

spegnere i pensieri far venir mattina

e pensare al tempo in cui coglievo gigli

e pensavo al nome per i nostri figli

aspettavo un’ora prima di baciarti

e non osavo toccarti

Non abbiamo fatto un capolavoro ma un utile esercizio…

Proviamo, alla luce di quanto detto, a fare esercizi su altre canzoni conosciute, e poi a fare qualcosa di nostro, ricordandoci di una cosa: Le case si fanno dalle fondamenta, non dal tetto…

Poi, ripeto, se uno ha un colpo di genio, o di culo…

Buona scrittura a tutti.

Pier Luca Cozzani

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per contatti: luluboy@alice.it
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